Busti - Urna - Reliquiari - Confraternita dei Santi Martiri di Bisceglie

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I Santi Patroni - Busti, Urna, Reliquiari


I Busti - "Luminose presenze nell'Ombra della Cripta".
(tratto da un articolo di Margherita Pasquale pubblicato su "Il Faro...della Speranza" nr. 22 del Febbraio 2011)




San Mauro (1694)




San Sergio (1654)





San Pantaleone


Amatissimi e splendenti, i tre busti, d'argento e rame dorato, dei Santi Mauro, Sergio e Pantaleone lasciano la loro sede abituale e percorrono il Palazzuolo, nella gloria delle luminarie e della musica dell'orchestra, preceduti e seguiti da folta processione, la sera della prima domenica d'agosto; è un momento solenne ed atteso da ogni biscegliese che si senta tale nel profondo.

Sono preziose opere seicentesche di oreficeria barocca napoletana, ma non sono le prime del genere dedicate ai nostri Santi.

Quando lo stimabile Vescovo Cospi, nel 1584, ispezionava le reliquie nella cripta, allora custodite in un armadio ricavato nell'abside, vi trovava, oltre alla cassetta lapidea e tripartita contenente i sacri resti: tre teste grandi d'Argento con li petti, una di S.to Mauro con la Mitra d'Argento et due di S.to Serio et Pantaleo in capelli d'Argento con dentro le Reliquie di detti S.ti qual si portano in processione alla festa di detti S.ti.

Si trattava di antichi lavori in filigrana, tardo gotici, che non esistono più perchè il metallo prezioso veniva abitualmente rifuso per realizzare nuovi manufatti. Gli attuali non nacquero insieme; ognuno ha la sua storia e differisce dagli altri per committenza, stile e bottega esecutrice, anche se, avvolti dal nostro sguardo devoto ed affettuoso, formano una triade unitaria e benevola, proprio come era stato nelle intenzioni del promotore del culto dei Santi, il benemerito e mai abbastanza lodato Vescovo Amando.

Primi ad essere realizzati furono i busti di San Sergio e di San Pantaleone, quali doni votivi offerti a titolo personale, probabilmente a pochi anni di distanza uno dall'altro, da due nobili biscegliesi, cugini per parte materna (figli di sorelle, Isabella e Geronima Sifola), Francesco III Milazzi, barone di Pietragalla, ed il francescano Bonaventura Clavera, Vescovo di Potenza dal 1646 al 1677 ed uomo di grande cultura.

Il solo busto di San Sergio è datato (1654); entrambi recano iscrizioni con i nomi dei committenti e presentano i santi cavalieri con indosso un'armatura "alla romana" e nelle mani i segni del loro martirio, rispettivamente un uncino ed una croce, insieme ad un ramo di palma e di olivo; tuttavia, l'orafo che ha eseguito il San Sergio segue i canoni arcaici, l'immagine è fissa e atona, le braccia parallele, la base su sobri pieducci a bulbo; non così il San Pantaleone, il quale, pur seguendo il programma imposto per impianto e dimensioni, è più "moderno", animato e sensibile nel moto del capo, dei capelli e delle mani, nell'ornato dell'armatura e nei pieducci a cherubino della base.
La storia del San Mauro merita particolarmente di essere ricordata. Nel 1691 la Puglia fu percorsa da una grave pestilenza; presa dal panico, la cittadinanza biscegliese, con a capo il sindaco e davanti a un notaio, nella cripta della cattedrale, fece voto piangendo di rifare in argento la base lignea dell'antica statua di San Mauro, ma, passato il pericolo, dimenticò la promessa.

Nel 1692 divenne Vescovo di Bisceglie Pompeo Sarnelli, il quale, consultando l'archivio, si avvide del patto mancato ed immediatamente dispose che non solo la base, ma l'intero busto venisse rifatto in forma più nobile ed elegante; pertanto spedì a Napoli la vecchia statua, che gli appariva deforme, perchè fosse rifusa, insieme a vari ex voto e ad offerte in denaro di fedeli e sue personali, per un valore totale di oltre mille ducati.

Il San Mauro è un bell'esempio di barocco maturo, eseguito, su disegno del padre oratoriano Luigi Maffei, dall'argentiere Aniello Simoli. Cordiale e benedicente, paludato nel piviale frangiato e munito dei segni distintivi dell'autorità vescovile, mitria, baculo e vangelo, il santo si installa su base che è un gioco di volute, ghirlande e conchiglie, ma che anche fornisce, in una iscrizione, un rebus grazioso, spiegato dallo stesso Sarnelli nella sua Santa Visita del 1695-96: DIVVsMaVrVs epIsCopVs VIgIL. InsIgnIs testIs IesV.

La dedica al santo si avvale di lettere maiuscole che, lette come numeri romani e sommate, forniscono la data di ultimazione dell'opera, il 1694 (MDCLVVVVVVVIIIIIIIII).

Il 5 dicembre di quell'anno, di domenica, le statue di San Sergio e San Pantaleone, accompagnate dal Vescovo Sarnelli, mossero in processione dalla cattedrale verso la chiesa di San Lorenzo, fuori le mura e prossima alla via per Napoli, dove li attendeva, appena giunta dalla capitale, la nuova statua di San Mauro; scortata dai santi militi e da tutto il popolo biscegliese, essa fu trionfalmente introdotta nella sua città.

L'Urna.
Opera realizzata da Vincenzo Catello di Napoli in argento dorato e bronzo dorato, sbalzato e cesellato.

Nel 1887 l’Arciprete Emilio Todisco Grande e l’Arcivescovo Giuseppe Bianchi Dottula commissionarono l’opera compiendo un voto della città minacciata da un’epidemia di colera.
L’urna pesa circa 40 chilogrammi e costò la somma di 5.700 lire, somma raccolta dalla pietà del popolo.

Braccia dei Santi

Reliquiari a forma di braccia risalenti al 1981 in sostituzione di quelli antichi, trafugati nel 1980: quello di San Mauro con la mano benedicente, gli altri con i segni del martirio, quello di San Sergio con l'uncino e quello di San Pantaleo con la croce.
All'interno di ognuno la reliquia.


Reliquiario ad ostensorio.

Opera realizzata da ignoti argentieri meridionali nei sec. XVI-XVII in rame dorato e argento sbalzato, cesellato ed inciso.

La tradizione vuole che il sasso rinvenuto con i sacri resti il 10 Maggio 1167 a Sagina, rosso e trasparente, sia sangue del Santo Vescovo Mauro.

Più volte questa Reliquia diviene causa di eventi prodigiosi raccontati dal Vescovo Amando.



La vecchia Urna, in abete, spoglia della copertura d'argento trafugata durante l'occupazione francese del 1799.


Cassetta d'argento destinata a contenere i denti dei Santi, l'anello vescovile (trafugato) ed un frammento d'avorio del pastorale di San Mauro.

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